A.V.A.L. SERRA SAN BRUNO
2012 – 2022
“Rapiti” da Lourdes, di Sua Eccellenza Mons. Bruno Forte
Dove l’ordine comune della società è capovolto
““Rapiti” da Lourdes. Dove l’ordine comune della società è capovolto”, pubblichiamo con il cortese permesso dell’autore, Su Eccellenza Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, questa contemplazione del messaggio di Lourdes oggi (cf. Il Sole 24 Ore, Domenica 6 Luglio 2017, 1 e 6). Che l’esperienza di Lourdes affascini e parli alla vita lo dimostra tra tante la testimonianza di Franz Werfel, scrittore conosciuto per i suoi molti lavori, tra cui I quaranta giorni del Mussa Dagh, dove narra in modo realistico e struggente uno degli episodi più significativi del genocidio armeno. Nato a Praga nel 1890, figlio di un commerciante ebreo, Werfel fu amico tra gli altri di Franz Kafka e Max Brod, divenendo a Vienna, dove si era trasferito, uno dei protagonisti più affermati della vita letteraria mitteleuropea, voce di un mondo di raffinata cultura, annientato dall’avvento della barbarie nazista. Come molti esponenti di origine ebraica, anche Werfel fu costretto alla fuga: profugo nel sud della Francia, cercò asilo a Lourdes, in una situazione drammatica in cui molti, specialmente ebrei di varie nazioni europee, lottavano per sopravvivere. Nel libro scritto nel 1941, intitolato Il canto di Bernadette, volle raccontare la storia di Bernadette Soubirous e delle apparizioni di Lourdes (riedito da Gallucci nel 2011, nell’unica traduzione autorizzata, quella di Remo Costanzi: la prima edizione italiana è del 1946), motivando così la sua scelta: “La Provvidenza mi condusse a Lourdes, della cui storia prodigiosa non avevo fino allora nemmeno la più superficiale nozione. Rimanemmo nascosti parecchie settimane nella città dei Pirenei. Fu un periodo di angosce, ma fu anche un periodo altamente significativo per me, poiché mi fu dato conoscere la meravigliosa storia della giovinetta Bernardette Soubirous e i fatti delle guarigioni di Lourdes. Un giorno, tribolato com’ero, feci un voto. Se fossi uscito da quella situazione disperata ed avessi raggiunto la costa americana avrei prima di ogni altro lavoro cantato la canzone di Bernardette come meglio avessi potuto. Questo libro è l’adempimento di un voto. Un canto epico nel tempo nostro non può che prendere la forma di un romanzo. “Bernardette” è un romanzo, ma non è un’opera di fantasia… Tutti gli avvenimenti notevoli che formano il contenuto del libro sono in realtà accaduti… La loro verità è attestata da amici, nemici e osservatori spassionati… Ho osato cantare la canzone di Bernardette, io che non sono cattolico, ma ebreo… perché, sin dal giorno nel quale scrissi i miei primi versi, giurai a me stesso che avrei reso onore sempre e dovunque, attraverso i miei scritti, al segreto divino e alla santità umana: nonostante che l’epoca nostra, con scherno, ferocia e indifferenza, rinneghi questi valori supremi della nostra vita”. La testimonianza di Franz Werfel è continuamente confermata dai milioni di pellegrini che si recano alla Grotta di Massabielle: ancora una volta ho potuto verificarlo, guidandovi un pellegrinaggio di un centinaio di giovani della diocesi a me affidata. Come Werfel essi sono stati “rapiti” da Lourdes: perché? Vorrei rispondere a questa domanda accennando a tre aspetti che hanno particolarmente colpito i giovani. Il primo è la straordinaria esperienza di preghiera, personale e comunitaria, che a Lourdes si può fare: la cura e la bellezza della liturgia e dei canti, la suggestione della processione eucaristica del pomeriggio e di quella “aux flambeaux” della sera, il numero di persone che provenienti da tutto il mondo si trovano unite in quella preghiera e nel silenzio orante davanti alla Grotta, parlano al cuore dei giovani con un’intensità toccante. Anche ragazzi che non provengono da particolari cammini di fede si sentono attratti dalla gioia e dalla bellezza di lasciarsi amare da Dio, come la Vergine Maria, che parla in ogni aspetto dell’esperienza di Lourdes portando i cuori a Cristo e all’adorazione del Dio tre volte Santo. Insieme con la preghiera, è l’incontro con gli ammalati che colpisce i giovani e letteralmente li trasforma: a Lourdes l’ordine comune delle nostre società è capovolto. Al primo posto ci sono i deboli, gli infermi, e tutto ruota intorno al servizio d’amore che viene reso loro: impressiona vedere come i giovani colgano questo messaggio e si sentano attratti da questa sovversione della logica che il consumismo e l’edonismo dominanti tendono a imporre. Infine, a Lourdes i giovani si riconoscono fratelli con l’umanità intera, di tutte le culture ed esperienze: i colori della pelle dei tanti pellegrini rappresentano veramente la famiglia umana nella varietà dei suoi volti e nella comune dignità di essere tutti persone umane, figli dell’unico Dio. A Lourdes la follia delle ideologie razziste e xenofobe appare in tutta la sua povertà culturale e spirituale, mentre si avverte l’urgenza di essere e volersi uniti nell’unica, comune avventura della vita al cospetto dell’Eterno e nella responsabilità verso gli altri. A Lourdes ci si scopre umani nel senso più profondo di questa parola, nella bellezza di ciò che significa, nella sfida e nella responsabilità di quanto comporta, affinché a nessuno sia negato il diritto a realizzare la propria esistenza nella verità, nella giustizia, nella libertà e nella pace, che spetta a ciascuno di poter vivere. Scuola di fede e di servizio agli altri, Lourdes è anche una grande scuola di umanità realizzata secondo il sogno di Dio, Padre di tutti.
S.E. Mons. Bruno FORTE
Il primo articolo di questo sito non poteva che essere un messaggio di benvenuto; un saluto a tutti coloro che ci leggono oggi per la prima volta e che speriamo continueranno a seguire i nostri lavori e le nostre iniziative in favore di quelle persone che più hanno bisogno di noi. Questa Associazione nasce da un sogno dei suoi fondatori, che è quello di essere noi stessi artefici delle nostri azioni di volontariato;
È un progetto che parte da un’esigenza che sentiamo noi in prima persona e che abbiamo messo in pratica, con competenza e voglia di aiutare chi veramente ha bisogno, con la speranza di posare a dimora un piccolo germe di amicizia, fraternità e amore, in un mare di superficialità.
Negli ultimi anni abbiamo lavorato molto affinchè l’A.V.A.L. onlus potesse crescere e avere un suo ruolo nell’ambito del nostro territorio e oltre, con la consapevolezza che fare volontariato è veramente difficile se non si ha un profondo senso di fratellanza per quelle persone che devo essere aiutate e per le quali bisogna dare tanto amore e rispetto, oltre che la propria incondizionata disponibilità. Con la creazione di questo sito un altro tassello del nostro lavoro si aggiunge al mosaico delle nostre iniziative che piano piano si comporrà e a poco a poco i tasselli sparsi acquisiranno via via una visione d’insieme, ma senza correre, perché l’importante è dare un valore aggiunto a quello che facciamo al nostro modo di fare volontariato per aiutare gli ammalati, i disabili, le persone anziane e sole, i nuclei familiari in gravi difficoltà economiche e sociali, non semplicemente sfornare iniziative o commenti superficiali che non sono utili a svolgere il nostro compito. Se il lavoro che avremo fatto vi piacerà, ma soprattutto vi servirà, noi avremo raggiunto il nostro scopo. Prima di lasciarvi desidero spendere una parola e un saluto ai nostri fratelli ammalati e a tutte quelle persone che hanno condiviso e condivideranno con noi le esperienze di preghiera presso la grotta di lourdes, a quelle persone che sono vicine all’A.V.A.L. e hanno lavorato e lavorano per la sua crescita.
Questo sito servirà a sentirci ancora più fratelli, ancora più vicini e a lavorare tutti insieme. Nella speranza che questo sito dell’A.V.A.L. possa riscuotere il vostro interesse, vi incoraggiamo a seguirci numerosi, questa sarà la miglior conferma che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta. Grazie e benvenuti
Francesco Gallé
“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.
(Papa Francesco)